Pagina:Il mio cuore fra i reticolati.djvu/129

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La giovinetta lontana, troppo amata da quest’uomo che non riusciva a dimenticarla, gli portava una voce d’esultanza e di ardimento per il grande fatto che aveva schierato l’Italia fra le Nazioni di primissimo ordine, e gli chiedeva se non fosse anch’egli soldato, e dove, e quale sorte stesse per attenderlo. E terminava con una tenerissima frase di augurio per la sua vita e per la sua giovinezza.

Franco si sentì colpito in pieno da questa lettera.

Non si aspettava una rivelazione simile: non aveva sospettato che Glorietta avrebbe potuto decidere la sua sorte. Uscì, umiliato ma traboccante di gioia, tremando di un’emozione mai provata, sentendo che tutte le sue energie rinascevano straripandogli nelle vene come torrenti scatenati. Questa volta vide tutto nuovo, tutto fresco, tutto giovine e allegro. Vide che il mondo non era un cimitero, e che la sua vita poteva ricominciare.

La manina di Glorietta, lontana, gli accennava un invito ad eroismi sublimi, e a conquiste sovrumane. Per giungere a quella piccola mano egli avrebbe trovata la forza di distruggere tutti i suoi veleni interni e di rifarsi una sensibilità, un istinto, una verginità sentimentale.

In Piazza Venezia incontrò un antico compagno di piacere. Lo abbordò.