Pagina:Il mio cuore fra i reticolati.djvu/207

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Quando la signora Crimi rientrò per l'ora di colazione, volle ad ogni costo che Franco pranzasse con loro. Erano sole, le due donne, e la presenza del giovane che avrebbe raccontato tante cose della guerra, pareva indispensabile alla buona signora.

A tavola Franco notò che Glorietta mangiava pochissimo. Anzi la parola «mangiare» non si adattava a quello che si poteva definire «un solfeggio delle labbra».

Il giovane notò con meraviglia questo fatto, e la madre colse subito l'occasione per i suoi sfoghi, che dovevano essere abituali.

— Vede? È quello che io le dico continuamente. Come si può stare in piedi senza nutrirsi? Questa ragazza mi fa disperare: si ciba come un cardellino. Lei vivrebbe solo di musica e di fiori. Magari bastassero per vivere! ma non bastano....

Glorietta sorrideva un po' infastidita:

— Mammina, mammina, quando mi lascerai in pace?... Lo sai che non posso farci nulla: se non mangio è perchè non ne ho bisogno, perchè non ne sento il desiderio.

— Già, che cosa desideri tu!

— Ah nulla: puoi esserne sicura. Io non desidero che riassorbirmi in me stessa.

Franco pensò che forse tutto il problema era lì: in un fatto fisico. La salute. Glorietta non aveva salute. Non aveva forza. Non