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SCENA TEltZ A. io?
Appara a gli occhi miei,cSuien ch'io piaga Inconfolabilmente i fuoi martiri ; Perche vedrò ni le fue piaghe trr.prefse Sempre le colpe mie,fempre gli errori, £ for% a fi», che mal mìo grado affermi , Che,s’eiper me (alitar tanto fojferfe He la pugna infelice Ut {it l'amante, & io la feritrice.
Mar. A neh'io nel fangue fuo redenta fui Anzi'l cadere,e’l naturai difetto.
De' primi Padri anch'io nt lombi apprepi bla quando l'alma al corpo fuos’vmo Non s’imbrattò,che la preuenne in tanto La gratia di là sùich'al mal s'oppofe : I fù st t!lufire,e ù pregiato il dono, Ch'ogni altro don del Ciel di lungo Ottawa.
Però ,fe quel più deue, à cui più di effe , Trouarò fempre in quel bel petto tmpreffo Trà la piaga e fattrice, Ch’ei fù più amante, &• io più debitrice.
JIT'». Sei’ì veduta madre al gran martir* Cleo. Di fette figli l,iuer sì forte il petto, Che pria quo fi del ferro ella s’vccife Con l'impultrice lingua, e cadde alfine Oltana, e lieta nel lor fangue auuolta : Sol perche diede à Dio ciò eh'ella perf e Perche lù,Suore,il tuo dolor non freni, C'hai ridonalo al Ciel quel che n'hauefli ?
£ colei non fptr.iu.l,e tù ù Jperi II ritorno del Viglio che certe^c* £ ta tua fpeme,e fai,ch"anch’io me'l creda.
Brute fogno ì la morte àchi ri/orge j £ l’tffer morto ì vn più gedir fo zita, ' 1 ' " ■ Che io6 ATTO
