Pagina:Il podere.djvu/167

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Un’altra gridava:

— Dovete tornare a dietro! Di qui non si passa!

La prima voce gridava più forte:

— Pigliate di qua: date retta a me!

Altre voci, allora, gridavano, tutte insieme, bestemmie e insolenze; e nessuno intendeva più niente. Ma chi menava le bestie si faceva largo come poteva; finché non era fuori della fiera; e, a non sentirsi più pigiato, respirava a bocca larga.

Cani randagi, per lo più bastardi, spersi dai contadini, andavano in cerca del padrone, avvicinandosi sempre con sospetto; pronti a voltare la testa e a scappare a una accoglienza cattiva. Quando trovavano un seccherello di pane, lo mangiavano; dimenando la coda ritta, senza piegare le gambe di dietro e con il muso giù.

C’erano bovi montigiani, di pelame candido e liscio, con gli occhi turchini e pelosi; le corna piccole; alti e lunghi. C’erano quelli maremmani di pelame scuro e anche tutto nero; con le corna grosse e grandi. Parecchi avevano un campano attaccato al collo; con una fibbia di cuoio.

Tutta la fiera faceva un ronzìo sempre eguale, che opprimeva; un ronzìo fitto come la polvere sospesa nell’aria, come fosse immobile. La fila degli alberi era piena di cicale, che non si stancavano mai. Qualche