Pagina:Il podere.djvu/82

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X.


Al Banco di Roma, dove si fece portare da Giangio, gli tremavano le mani prendendo il denaro; poi, si sentì contento. E, tornato subito alla Casuccia, fece i conti, e pagò tutti gli assalariati. Il giorno dopo, pagò anche il carraio, il fabbro e il droghiere; e disse al Pollastri, dopo aver combinato quando doveva esser fatto l’inventario, che non aveva bisogno di pigliare a prestito i denari del suo amico.

Incaricò il Neretti di chiamare allo studio la matrigna; e s’ordinò un vestito nero. Quello che aveva addosso lo portava già da due anni, e anche le scarpe cominciavano a sfondarsi. Egli aveva un aspetto triste e affaticato; e, quasi da una settimana, non s’era fatto la barba; allo specchietto legato su la finestra di camera.

Era scontento che tutti gli parlassero dell’eredità e se ne occupassero con un interesse tanto vivo, con una confidenzialità che lo stupiva. L’opinione che avevano di lui