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IV.


Al ritorno dal passeggio, Elena, tutta adirata per il contegno di Giovanna, non le partecipò il segreto che sapeva; ma passò una notte piena di agitazione e tardò ad addormentarsi, pesandole assai di saper una cosa e di non averla confidata alla sorella.

Il lunedì mattina, verso le dieci, entrarono assieme nel salotto. Per le tende di mussola della finestra socchiusa penetrava una luce discreta e fresca, rendendo l’ambiente più quieto del solito, più degno per ricever confidenze. Il salotto era piccolo, con le pareti di un giallo pallido a fasce bianche, sulle quali salivano rami di foglie gialle in rilievo: nel mezzo e negli angoli della vôlta bianca spiccavano, in medaglioni smaltati, grandi mazzi di rose thee giallissime; un tappeto oscuro, imitazione Bruxelles, copriva il pavimento; il mobilio era semplicissimo; vecchi quadri ad olio, dallo sfondo cupo e dalle figure d’un rosso-giallo sfumate, ornavano le pareti; e cestelli di fiori mettevano una nota chiara sulle consoles oscure, sul nero cembalo antico.

In tutto un’aria di semplicità, di grazia quieta e