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Ma il ragionamento, stavolta, di Anna Kuliscioff non onora, mi sembra, la logica.... degli uomini politici italiani.

Infatti, la contraddizione vi sarebbe se io avessi negato mai alle donne il diritto o la capacità elettorale in linea di principio. Ma quando si è scritto tutto l’opposto!....

E appunto, poichè il progetto socialista — per le ragioni stesse sulle quali la Kuliscioff s’è tanto indugiata — non potrebb’essere, oggi, che affermazione di principio, destinata a effettuarsi per gradi — e la capacità si acquista, fra l’altro, col volerla acquistare — la contraddizione, che mi si rimprovera, non solo non esiste — ma esisterebbe nel caso inverso: quando, per l’immaturità di molte donne (un difetto, ahimè, da cui si guarisce tanto presto!), le escludessimo dal nostro progetto, o dalla battaglia che lo farà trionfare.


Comunque: questioni di questo genere non è il ragionamento che le risolva; le risolvono i fatti. Vengano le donne, sospinte dai loro bisogni economici e morali, numerose e fervide nell’arringo politico; e conquisteranno il diritto. Esse avranno vinto.

Ma noi — questo è il bello! — avremo vinto con loro. Soltanto, poichè è pacifico che questo non potrà che essere il secondo passo, e il suffragio universale maschile dovrà aver preceduto; a quello si arriverà tanto più presto, quanto più libera e piana, per compiere il primo, ci saremo conservata la via.

È la tattica di Orazio contro i Curiazii: abbattere il nemico con arte, alla spicciolata.

Quando scatterà l’ora della prima vittoria?

Qui è il fondo, chi ben guardi, e qui è la chiave del dissenso. Per la Kuliscioff, anche questa mèta è estremamente ardua e lontana. Per noi — nasce quest’ottimismo dalla consuetudine realistica di lotte per fini più immediati? o è accorgimento inconsapevole, diretto a suscitare e mantenere più vivaci entusiasmi? — per noi, nell’ambiente italiano, se sapremo manovrare, potrebbe