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essere, quella prima mèta, molto più prossima. E decideranno gli eventi.

Da notare: se il suffragio universale maschile dovesse, in Italia, o per nostra ignavia o per ostilità insuperabile di circostanze, tardare parecchi decennii; per lento che sia il progresso dell’alfabetismo (e oggi, all’infuori dell’azione del Governo, molti nuovi coefficienti lo sollecitano: citiamo, per tutti, l’emigrazione alle Americhe), esso basterebbe a condurvici colla legge vigente. Non sarebbe più il suffragio universale quale oggi lo concepiamo e pei fini che oggi da noi gli sono proposti. Di battaglia e di conquista non sarebbe più da parlare.


Quanto alla virtù rinnovatrice, che una forte agitazione pel suffragio spiegherebbe sulle energie del nostro partito, vi sottoscrivo con due mani. E non mi preoccupano troppo i pericoli, che Anna Kuliscioff affaccia, di conquiste femminili parziali e conservatrici. Bene è averli prospettati: ma non per rassegnarci fin d’ora a doverli subire.

Con tutti i suoi possibili e in gran parte inevitabili errori, il socialismo proletario italiano, che già seppe rintuzzare le offese alla libertà, non tollererà restrizioni statutarie indirette, non subirà “voti plurimi„ — neppure dissimulati sotto le rose galanti di concessioni di sesso. Questo rimanga stabilito.

Purchè, s’intende, per troppo ringiovanirsi, non sacrifichi a mistici miraggi la maturità di consiglio propria agli adulti — ricordi che ogni giorno ha il suo còmpito — e che, senza l’oggi, non può spuntare il domani.

FILIPPO TURATI.