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Pagina:Iliade (Monti).djvu/110

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v.525 libro quarto 99

Sprazzi diffonde la canuta spuma:525
Incessanti così l’una su l’altra
Movon l’achee falangi alla battaglia
Sotto il suo duce ognuna; e sì gran turba
Marcia sì cheta, che di voce priva
La diresti al vederla; e riverenza530
Era de’ duci quel silenzio; e l’armi
Di varia guisa, di che gían vestiti
Tutti in ischiera, li cingean di lampi.
   Ma simiglianti i Teucri a numeroso
Gregge che dentro il pecoril di ricco535
Padron, nell’ora che si spreme il latte,
S’ammucchiano, e al belar de’ cari agnelli
Rispondono belando alla dirotta;
Così per l’ampio esercito un confuso
Mettean schiamazzo i Teucri, chè non uno540
Era di tutti il grido nè la voce,
Ma di lingue un mistío, sendo una gente
Da più parti raccolta. A questi Marte,
A quei Minerva è sprone, e quinci e quindi
Lo Spavento e la Fuga, e del crudele545
Marte suora e compagna la Contesa
Insazïabilmente furibonda,
Che da principio piccola si leva,
Poi mette il capo tra le stelle, e immensa
Passeggia su la terra. Essa per mezzo550
Alle turbe scorrendo, e de’ mortali
Addoppiando gli affanni, in ambedue
Le bande sparse una rabbiosa lite.
   Poichè l’un campo e l’altro in un sol luogo
Convenne, e si scontrâr l’aste e gli scudi,555
E il furor de’ guerrieri, scintillanti
Ne’ risonanti usberghi, e delle colme
Targhe già il cozzo si sentía, levossi