Pagina:Iliade (Monti).djvu/597

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264 iliade v.155

Legavansi spaccate in su la schiena155
De’ giumenti, che ratte orme stampando
Scendean bramosi d’arrivar pe’ folti
Roveti alla pianura: e li seguiéno
Carchi il dosso di ciocchi i tagliatori;
Chè tal di Merïon era il precetto.160
Giunti sul lido, scaricâr le some,
Ne fêr catasta al luogo ove il Pelíde
Un tumulo sublime al morto amico
Ed a sè stesso disegnato avea.
E tutta apparecchiata in questa guisa165
L’immensa selva, riposâr seduti,
Nuovi cenni aspettando. Intanto Achille
Ai bellicosi Mirmidón comanda
Di porsi in armi, ed aggiogar ciascuno
Alle bighe i destrier. Sursero quelli170
Frettolosi, e fur tutti in tutto punto.
Montan su i cocchi aurighi e duci, e danno
Alla pompa principio. Immenso un nembo
Di pedoni li segue, e a questi in mezzo
Di Patróclo procede il cataletto175
Da’ compagni portato, che sul morto
Venían gittando le recise chiome,
Di che tutto il coprían. Di retro Achille
Colla man gli reggea la tremolante
Testa, e plorava sui fúnebri onori180
Con che all’Orco spedía l’illustre amico.
   Giunti al luogo lor detto, il mesto incarco
Deposero, e a ribocco intorno a quello
Adunâr pronti la funerea selva.
Recatosi in sè stesso, un altro avviso185
Fece allora il Pelide. Allontanossi
Dal rogo alquanto, e il biondo si recise,