Pagina:In Valmalenco - Noli Giuseppe, 1907.djvu/258

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da perforatrici e da uomini, per aprire una via nuova fra Valmalenco e l’Alta Engadina; a Milano, proprio in questi mesi, si celebrano con entusiasmo le feste per l’inaugurazione della terza galleria alpina: ebbene, chi oserà negare la grandezza dell’opera compiuta dagli uomini? L’alpinista non deve e non può essere misoneista o retrivo: di ogni progresso deve anzi giovarsi e delle più estese reti di scambio e di passaggio non ha che a trarre incremento e possibilità di sviluppo. Nessuno dunque dirà che queste ferrovie transalpine non sieno testimoni maravigliosi dell’industre tenacia degli uomini. Io mi ricordo anzi dell’impressione riportata da una mia prima visita al traforo del Sempione e dell’inno alla vittoria umana che sciolsi allora. Eppure, parlare di vittoria, parlare di “Alpi vinte” come nell’iscrizione che si legge al sommo dell’entrata principale dell’Esposizione di Milano, è per lo meno un’improprietà di linguaggio. Le Alpi vinte? Ma no! Mentre gli uomini entrano nelle loro viscere bucate esse se ne stanno placide e salde nella loro grandezza, senza neppure accorgersi dei piccoli intrusi. Il loro regno è troppo vasto perchè gli uomini possano neppur mai pensare di conquistarlo. Che importa se un treno fischiando le attraversa per quindici o venti chilometri di lunghezza? Nei loro fianchi possenti, il fischio più acuto si perde senza eco, la macchina più fragorosa si avvolge nel buio e nel silenzio perdutamente. Sembra che gli uomini trattengano il respiro passando per lo stretto