Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/125

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Ella ne recideva dei fiori, per adornarsene; ma alcune volte l’udii dire: — peccato! — ; e altre volte notai che dalla pianta non staccava il fiore più bello.

XIV.

Chi mi richiamava a cose più gravi?

Moser a vedermi «così chiaro», come egli diceva, diventava più chiaro anche lui.

La sera di ritorno a casa, m’abbracciava, esclamando:

— Te lo dicevo io? L’aria di Valdigorgo fa miracoli! Non ti resta che abbandonare per sempre Spinoza e compagnia, e sarai l’uomo più felice del mondo!

Quanto a lui, Moser, continuava la sua vita di lavoratore indefesso e fiducioso. E gli argomenti che egli adduceva a sostegno della sua fiducia, mi persuasero a poco a poco che la disparità di criteri fra lui e Roveni indicasse in Roveni un po’ di gelosia per la superiorità di Moser. Il direttore avrebbe voluto primeggiare in tutto e su tutto, nell’azienda; dominare anche il principale, perchè tal era la sua natura; di qui il suo malcontento.

Così mi tranquillai, e tranquillato non pensai più agli affari di Moser. Solo, ad accorgermi che negli occhi di Roveni persisteva un’ombra ne riferii il motivo al dissidio, lieve del resto che egli aveva con Claudio. Del resto, all’infuori dì quell’ombra,