Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/155

Da Wikisource.

— 153 —


Quel povero diavolo mi aveva giudicato non indegno di sposar Ortensia e io l’avevo ricompensato dandogli dello sciocco! Grli strinsi forte la mano senza dir nulla.

— L’ho disturbato? Mi perdoni! — aggiunse egli ritraendosi con nobile contegno. — Lei, vedo, medita all’aperto come me. Da quando sono in pensione ho bisogno d’aria per trovar le idee. Ora poi che ho da preparare il discorso per il 20 settembre!...

Chi gli avesse detto su che cosa meditavo io!

E affannoso e timoroso andai a cercar Eugenia.

Non era facile trovarla sola la buona signora. di solito non scendeva a terreno che all’ora della colazione e del desinare. Riceveva nella sua camera o la contadina o l’ortolana per i conti di compre e vendite; o aveva la tessitrice; o la cucitrice; questa o quella paesana; e Marcella quasi sempre alle costole. Quel giorno però essa, per caso, era rimasta sola.

— Le ragazze e Mino sono andati a cercarvi al convento — mi disse.

Risposi palpitando:

— Vengo dalla strada maestra...., dove ho visto Guido, molto afflitto....

— Bravo, Sivori! Venite pure a difendere il vostro amicone, che presto presto mi farà scappar la pazienza.

— Per far scappare la pazienza a voi bisogna aver commesso un delitto. Che delitto ha commesso Guido?

— Abusa della mia debolezza. Dite la verità, non sono troppo debole a permettere che tutti sappiano di questi amori, fuorchè Claudio? Voi,