Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/196

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— Certo che sarà meglio! Così non potrebbe continuare. Si consuma l’esistenza....

Tranquillata intorno a ciò, Eugenia mi domandò se Roveni mi aveva parlato di Ortensia.

Con acerba soddisfazione della mia coscienza, con l’acre voluttà di contrappormi all’ingegnere e di essere forte come egli non avrebbe immaginato mai, le risposi di sì: me ne aveva parlato; mi aveva manifestato chiaramente le sue intenzioni.

Egli l’amava tanto, Ortensia, che aveva giurato a sè stesso: — o Ortensia o nessuna!

— Farà felice la, vostra figliola; e sarà degno dì lei.

Questo dissi!

— E di Ortensia, voi, che cosa pensate?

— Ha molta stima di Roveni; dalla stima verrà la simpatia, l’amore.

Questo dissi! Avevo vuotato il calice sino alla feccia! Ma Eugenia, la buona amica che ger bontà mi leggeva nel cuore, questa volta non mi lesse nel cuore.


XXIII.


L’agonia cominciò là mattina dopo; la domenica. L’ultimo giorno! Perchè si ostinava Ortensia a starmi lontana anche in quelle ultime ore? Per nascondermi il suo dolore, l’amore, lo sdegno? Per dimostrarmi la sua fierezza? Avrei dato metà del mio sangue per rivedermela lieta dinanzi ancora una volta, come quando accorreva ad au-