Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/210

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....Di nuovo mi voltai per il letto; pensai ai saluti degli amici dopo la conversazione: Roveni serio, sempre uguale a se stesso, m’aveva stretto forte la mano; il cavaliere si era industriato a commuoversi, con di più la preghiera d’inviargli le mie opere, cui farebbe degna meritata, réclame; la sua signora m’aveva augurato buon viaggio con smorfie gentili e disinvoltura aristocratica; Guido, al quale avevo imposto di passare, scrivendomi, dal lei al tu, m’aveva detto addio grato e ridente nella faccia tonda, quantunque gli spiacesse la mia partenza, che gli diminuiva sempre più la libertà di amoreggiare e gli toglieva un protettore....

Le Melvi, per fortuna, non eran venute.....

Transitava intanto, nella notte fonda, un tinnio di sonagli col rumor basso delle ruote....

Ed Eugenia mi aveva detto: — A Molinella ci avete i ricordi; ma la vostra casa, è qui. Nessuno vi vuol bene come noi.

E Marcella:

— Domani avremo tutti la luna!

....Io cercavo con gli occhi chiusi il sonno e non trovavo che le tenebre; e se li riaprivo, scorgevo dalla finestra aperta la serena oscurità celeste. In attesa, così, del giorno.

Finalmente: Tànn!... Un’ora.

.... Quanti giorni ero rimasto lassù?...

Dodici giorni dopo il mio arrivo avevamo portato Eugenia in giardino....

Curioso però il pensiero di Eugenia, a indagare il mio male nei primi giorni della mia dimora lassù! Con che sorriso io avevo risposto al dubbio di lei, che soffrissi per una passione d’amore!

Già: Amore e morte....