Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/97

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volse le spalle mentrie diceva forte: — Me ne infischio!


.... E il ritorno fu triste. Roveni, silenzioso e come dolente del tempo perduto, andava innanzi tagliando a colpi di giunco le vette che sopravvanzavano alla siepe; Marcella e Guido, a braccetto, procedevano poco loquaci come marito e moglie; Anna conversava sul serio con Pieruccio, forse perchè discorreva di me; e Ortensia mi faceva indugiare a nominarle piante e fiori, per affrettarmi dopo. Ma anche lei era molto diversa del mattino; era stanca, si vedeva, di sè stessa. Mormorò:

— Povero Sivori! S’è annoiato, eh?

Invece di rispondere le domandai:

— Dov’ero io, l’altro ieri, quando siete andate da Roveni?

Non si confuse.

— Dov’era? E chi lo sa? Lo cercammo da per tutto; in casa; nel giardino.... Anna diceva che si era nascosto per non accompagnarci. Ma dopo me ne dispiacque, davvero! E quando tornammo a casa non le dissi della scappata: se no, guai! Non voglio rimproveri, io, da lei!

— Oh — feci scotendo le spalle — : per me, che tu vada a raccoglier ciclami con Mino o accompagni Anna a prender pizzicotti, dovrebbe essere lo stesso: non deve importarmene; nè forse importerà a te che io abbia molta stima dell’ingegner Roveni e nessuna stima di Anna Melvi. Tu non sai ancora che un uomo non ci perde se una donna leggera si contiene con lui come fa Anna....

Non badò nemmeno a quest’ultime parole.