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colle dottrine veraci figlie della ragione dell’ordine e di un più saggio ed umano incivilimento.
Meno epico della Bassvilliana e più elegiaco il poema in morte del Mascheroni abbonda egualmente di quei sublimi lirici voli e di quelle tragiche attitudini che tanto rapiscono nella prima: a cui si arroge egual copia di robusti pensieri e di ben nodrita filosofia, non di quella filosofia frigida e pedantesca la quale si marita così sovente colla gelata musa francese; ma di quella che investita di tutto il fuoco e di tutta la vitalità della poesia, leggiera e volatile del pari, elettrizza, infiamma, penetra e stampa la sua immagine nel più profondo dell’anima. Imperocchè, rapiti dall’estro immaginoso dal poeta, siamo ora trasportati sull’alto de’ cieli in mezzo agl’immortali concenti: ora accompagnati dalla mesta, ma fiera sua fantasia, passeggiamo assorti in gravi meditazioni sulle rovine di questa povera Italia tanto travagliata dalla rabbia degli uomini e più di tutto dagl’insani rancori dei proprj suoi figli: ora ci troviamo sulle sponde del Nilo e seguitiamo, quasi sognando, il vittorioso vessillo di Napoleone: ora dalla cima del san Bernardo discendiamo seco lui nel piano famoso di Marengo: or eccoci sulla tomba del ferrarese Omero fatti uditori di quell’illustre, il quale prorompe in disdegnoso