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Pagina:In morte di Lorenzo Mascheroni.djvu/13

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Dante. Se non che Dante suole non di rado sagrificare l’eleganza alla forza dei concetti ed all’arditezza de’ pensieri; la qual cosa mostra pure di fare anco il Monti; ma quest’artifiziosa sua negligenza di vocaboli, anzicchè urtare il buon gusto, lo solletica vieppiù per la novità e verità delle parole e delle immagini.

È però vero che l’autore suole troppo sovente riprodurre in questa secondogenita alcune espressioni e figure della Bassvilliana e che l’invenzione e la macchina sono poco meno che le stesse in ambedue. Ma giova primamente osservare che la natura medesima del soggetto non permetteva forse di trattarlo diversamente. Altronde quest’apparente somiglianza nella distribuzione delle parti va quasi quasi smarrita sotto la totale differenza dei colori. L’ossatura della Gerusalemme non è punto più diversa da quella dell’Iliade, eppure è sì fattamente dissimile il vestito che appena puossi accorgere di quell’occulta rassomiglianza. Quanto poi alle frasi e alle figure oltre che poste in diversa similitudine sono lumeggiate in modo nuovo con nuovi contorni con fondi o chiaroscuri variati da cui risulta una varia armonìa. Le quali cose, anzicchè le scarse dovizie del poeta, provano in lui una somma abilità e una somma ricchezza


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