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Prefazione
Fra le cause che sostennero, malgrado la perversità dei fati, l’Italia nella linea dei popoli colti o che piuttosto la spinsero sovra una grand’orbita di luce dalla quale emanò il principio della seconda civilizzazione europea, fu primamente un idioma fluido, sonoro, insinuante e prestantesi alle più sottili sfumature delle sensazioni e passioni dell’animo nostro: fu quindi il Genio italiano sempre fausto alle arti belle che suscitando dalle rovine del medio evo l’immaginosa e fera eloquenza dell’Alighieri produsse una rivoluzione nelle idee e nella poesia, la quale divenne la foriera di nuove speculazioni dell’intelletto e di una nuova foggia di pensare. Pure Dante, tuttocchè poeta unico e sì degno di studio, era caduto nel secolo scorso