Pagina:Intorno alla Strada Ferrata dell'Italia Centrale.djvu/17

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necessarj per traversarle alquanti viadotti, e tagli per porre la strada nelle condizioni dall’arte volute; ma la stabilità di quelle pendici, la regolare, e vantaggiosa stratificazione dei macigni che le compongono, infine i grandi blocchi resultanti dai tagli, offriranno modo ad uno esperto costruttore di traversare quelle solcature con lavori al tempo stesso solidi, e non troppo costosi. Al di sopra del Peraldaccio occorre un piccolo traforo per ottenere una curva di metri 400 di raggio per ripiegarsi sulla Carigiola volgendosi a Cavarzano. Sotto questo villaggio, tra quello cioè, e Gagnaia deve aprirsi altra galleria di metri 700 per portarsi sul poggio di Cavarzano, girato il quale la traccia va a porsi sulla bella pendice di Luciana, per la quale giunge al fosso dei Legnacci all’ingresso della galleria principale.

È questa senza dubbio l’opera più grandiosa che s’incontra in tutta la linea: ma se, come abbiamo detto, gallerie di oltre i 4 Kil. non hanno formato ostacolo anche in strade ferrate di minore importanza, niuno ostacolo può presentare in questa linea, ed in località ove la struttura del monte offre una regolarissima stratificazione dell’arenaria-macigno compatta, e di color sereno disposta a strati quasi verticali da intersecarsi a squadra con l’asse della linea stradale. Questa singolare stratificazione, oltre a render l’opera di una solidità, e sicurezza straordinaria, dispensa in gran parte dal rivestimento murario, notabilmente ssinoraadone la spesa di costruzione, mentre la poca elevazione del terreno sovraincombente dopo Montepiano dando facilità di praticarvi frequenti, e poco profondi pezzi rende meno difficile, e più sollecita l’escavazione.

Le opere d’arte nel terreno Pontificio dal confine fino alta Madonna del Sasso, riescono immensamente minori non avendosi tra le costruzioni di qualche importanza che la galleria di un Kil. presso Castiglioni, e il ponte sul Reno alla Madonna del Sasso, quando gli studj definitivi non facciano entrare in questa categoria anche il passo del Rio di Vizzano, trovandosi poi di piccolissima importanza tutti gl’influenti della parte sinistra del Bresimone, e della Setta. Che se lungo questa s’incontrerà qualche instabilità di suolo, dovrà vincersi, noi neghiamo, coi mezzi stessi accennati per la Val-di-Reno, ma che fortunatamente rade volte, e a brevi tratti occorrerà impiegarli.


V


Ne ci limitammo alle sole valli delle quali abbiamo parlato fin qui, dacchè un diligente studio sopra ottime mappe topografiche, e più una attenta ispezione dei luoghi ci persuase che una direzione diversa in parte da quella suenunciata potevasi vantaggiosamente tentare. La stretta base del monte interposto fra il corso del Bisenzio, e quello della grande Limentra ne accertava della possibilità di passare dall’uno all’altra con un traforo non troppo prolungato, ed il lungo cammino della Limentra prima di Lentula, e l’ampiezza del suo letto, e i ciottoli che seco trae, ne indicavano aver essa ormai acquistato un declive tale da potersi facilmente discendere con una via ferrata. Non ci nascondevamo però