Pagina:Invernizio - La trovatella di Milano, Barbini, Milano, 1889.djvu/64

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— No, non è possibile: voi mentite, mentite, — balbettò con accento soffocato.

— Ah! se mi conosceste, non direste così: ve lo ripeto: colui che vi sedusse, si prese giuoco di me, di un’altra, è il marchese Tiani e per convincervi, vi dirò che l’ultima notte di carnevale, io stesso, aggredito da lui, a tradimento, infamemente, l’inseguii fino a questa strada, dove lo persi di vista.

Annetta cedendo alla sua natura piuttosto collerica, serrando i pugni e colla schiuma alla bocca.

— Ah! il miserabile — esclamò — lo sciagurato, E adesso dove si trova?

— Se lo sapessi, sarei qui? Egli è partito con la fanciulla che io amava ed ha sposata.

Queste parole furono la scintilla che diede il fuoco alla mina.

— È troppo, troppo — gridò Maria come pazza — ed io non sopporterò l’inganno tesomi.

— Credete che anch’io voglia subirlo in pace? — replicò Gabriele. — Egli non mi ha tolto solo ogni mia felicità, ma agli occhi della contessina Adriana sono apparso un essere spregevole: il marchese Diego non ha solo ordito un piano d’infamia, ma disonorato il mio nome. Se volete, ci uniremo insieme per vendicarci.

— Accetto! — proruppe Maria con accento selvaggio, tendendo la mano al giovane.

Annetta non poteva superare il suo furore.

— Ma intanto tu disgraziata — esclamò con impeto — rimarrai colla tua vergogna... ed io non potrò più guardarti senza arrossire di te, che ingannasti la mia fiducia, la mia tenerezza.