Pagina:Irving - Il fantasima sposo (1824).djvu/27

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ti novelle, ma che la eloquenza del barone interrotto lo aveva in ogni tentativo di fare la sua esposizione. Come la vista della fidanzata lo aveva del tutto cattivato, sicchè per passare poche ore presso di lei, avea tacitamente tollerato che continuasse l’errore. Come stato era gravemente perplesso intorno alla maniera di ritirarsi decentemente, finchè le storie de’ folletti e degli spiriti dette dal barone, gli suggerirono quello strano espediente. Come temendo della feudale ostilità delle due famiglie, avea ripetuto le sue visite di furto — frequentato aveva il giardino sottano alle finestre della giovine — aveva amoreggiata — vinta — portata via in trionfo — e, in una parola, sposata la bella.

In tutt’altre circostanze sarebbe il barone restato inflessibile, chè geloso egli era della paterna autorità e piamente ostinato in tutte le contese di famiglia; ma amava egli la figliuola, ne aveva pianta la perdita, godeva di trovarla sana e salva; è quantunque di casa nemica ne fosse il marito, nulladimeno, grazie al cielo, non era alla fin fine nè un fantasima nè un folletto. Eravi qualche cosa, bisogna confessarlo, che non s’accordava esattamente con le sue idee d’una rigorosa veracità, nello scherzo fattogli dal cavaliere di passare per un uomo morto; ma parecchi vecchi amici presenti che servito avevano nelle guerre, lo assicurarono che scusabile si era in amore qualunque stratagemma, e che il cavaliere diritto aveva a special privilegio, avendo da sezzo anch’egli servito come soldato a cavallo.

Furono quindi felicemente acconciate le cose, avendo il barone perdonato alla giovine coppia sul momento; si ripigliarono nel castello le gozzoviglie; i poveri parenti oppressero il nuovo membro della famiglia di affettuose cordialità; era egli così galante, così generoso — è così ricco! Le zie, a vero dire, rimasero alquanto scandalezzate in vedere il loro sistema di stretta reclusione e passiva obbedienza così sinistramente cimentato dall’esperienza; ma tutto attribuirono alla negligenza loro, di non aver fatto porre un’inferriata alla finestra. Una di esse poi rimase in