Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/55

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gremivano le cime dei monti circostanti. I Romani allibirono a quella veduta, e non vedendo modo di retrocedere o avanzare si tennero irreparabilmente perduti. Ma i Sanniti, invece di trarre subitamente profitto d’una sì propizia occasione, e, secondando la propria fortuna, piombare improvvisi sui Romani, mostraronsi per buona pezza irresoluti, il che diede animo ai Romani; e un tal Decio, tribuno dei soldati, tentò un’audace impresa per aprire una via di scampo allarmata racchiusa tra quei monti. Egli adocchiò un colle che soprastava alla via per la quale avanzavano i Sanniti, e concepì il disegno di occuparlo con qualche truppa leggiera, e in poco d’ora col consenso del suo duce gli venne fatto di conseguire il suo intento. Indi da quel luogo tolse a bersagliare il nemico, nel fine di tenerlo a bada, e dar tempo ai Romani di trarsi fuori della valle, e accamparsi in luogo da combattere con vantaggio il nemico. Ai Sanniti tuttavia sarebbe riuscito agevole impedire il passo ai Romani e sopraffarli; ma in cambio si sbandarono in più drappelli, traendo in diversi punti, senza prendere un’energica risoluzione, e dando prova di poca scaltrezza nelle cose di guerra. Laonde i Romani, colto il tempo opportuno, trapassarono la valle, e si schierarono su talune alture di rincontro al nemico. I Sanniti allora giudicarono di essere stati tolti in mezzo da due eserciti Romani, e rimisero molto del loro ardire; cosicchè l’ardimentoso tribuno Decio Mure, che, separato dal grosso dell’esercito, era interamente in balìa del nemico, e che perciò nel principio della sua impresa fece stima di offrirsi in olocausto alla salvezza dei suoi, preso nuovo ardimento dall’esitanza e imperizia dei Sanniti, seppe, col favore delle tenebre, passare inosservato alle scolte, tra le stesse schiere nemiche, e congiungersi all’armata del console Cornelio da cui fu accolto con plausi infiniti, e festeggiato dai soldati come il loro salvatore.

Poi non appena spuntò in cielo il nuovo giorno che i Romani incorati dallo stesso Decio, il quale li esortava ad usare la fausta occasione, proruppero animosamente sul nemico. I Sanniti presi alla sprovveduta, non seppero ordinare