Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/152

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per essere la città divisa in varie fazioni, onde, a sedare là civili discordie, Onofrio IV, succeduto a Martino, vi deputò con illimitate facoltà verso il 1285 Teodorico Eletto di Palermo, il quale, venuto in Benevento, si comportò tanto saviamente da por fine in breve tempo ad ogni dissenzione, e fece sottentrare agli antichi rancori sincera pace e durevole accorcio tra i cittadini.

Nel 1288 tenne la rettoria di Benevento Leopardo Bonvillani di Osimo, il quale con la dolcezza de’ suoi modi potè procacciarsi la universale benevolenza dei già discordi cittadini. Ma non trascorse molto tempo che fu astretto a deporsi dal suo ufficio, poiché l’arcivescovo Giovanni de Castro Coeli, si propose di non tollerare alcuna dipendenza nel governo di Benevento, locchè ingenerò gravissimi disordini in tutti gli ordinamenti civili.

Il pontefice allora, a dar termine a siffatti abusi, spedi in Benevento Raniero de Casalis, suo cappellano, con la qualità di Nunzio, e costui compilò una lunga processura, per mettere in sodo se eran giuste, e sino a qual punto, le accuse intentate contro l’arcivescovo Giovanni. Però non si seppe mai nulla del successo di tale processura, e se avesse mai prodotto alcun effetto, ma dalla storia di quei tempi si rileva per lo contrario che Giovanni di Castro Coeli, non solo perdurò nel reggere a suo modo la città di Benevento, ma, succeduto nel 1294 al pontefice Niccolò, S. Celestino V, quello stesso

«Che fece per viltade il gran rifiuto»,


egli trasse profitto di quei tempi difficili, per essere promosso primamente alla dignità di Vice cancelliere della Santa romana Chiesa, e poscia a quella maggiore di Cardinale Prete. E a questi si riducono i fatti più notevoli dei rettori di Benevento, durante l’intero secolo XIII.