Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/23

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abate di Montecassino; ma una tale opinione contraddice a quanto ne scrisse Leone Ostiense, il quale ritiene che Giovanni I fosse stato in Benevento abate del monastero di S. Modesto, e non già di S. Soda. E infine il Meomartini va all’idea che il benemerito Giovanni IV sia stato il restauratore, e non già il costruttore del chiostro attuale; poichè in tal caso il dettato della iscrizione sarebbe stato ben differente.

Arechi, negli ultimi anni del viver suo, era venuto al colmo della potenza e della prosperità, poichè esercitava imperio su trentaquattro conti, e i confini dello Stato in niun altro tempo furono cotanto estesi; dacchè il nuovo principato comprendeva la massima parte del regno di Napoli, cioè la Campania, il Sannio, la Puglia, la Calabria, la Lucania e la regione abitata dai Bruzii. Ed i greci scrittori, nonchè i latini dei tempi di mezzo, denominavano queste contrade Longobardia minore, per distinguerla dalla maggiore, che racchiudeva le provincie dell’alta Italia, cioè l’Insubria, l’Emilia, e in gran parte la Liguria colle Alpi Cozie.

Ma ciò non ostante Arechi non era pago di sè, e benchè idoleggiato quasi dai suoi sudditi, si reputava infelice, poichè agognava ardentemente di francare i suoi stati dall’abborrito giogo francese, e di ridonare al suo popolo tutta l’indipendenza dei primi anni del suo governo.

E per dare esecuzione ai suoi disegni divisò collegarsi coll’imperadore di Oriente Costantino figlio d’Irene, a cui mandò ambasciadori promettendogli di vivere alla usanza dei greci. Ma mentre discuteansi i patti della lega, tra i quali si propose di dare in ostaggio a Carlo Magno l’altro figlio di Arechi, Romoaldo, questi nella freschissima età di anni 25, fu colto da grave morbo, e in pochi giorni uscì di vita nell’anno 787. Arechi non seppe temperare il suo giusto cordoglio per una tanta perdita, e morì indi a poco di crepacuore in Salerno, dopo circa 30 anni di regno, rimpianto da tutta Italia per le eccelse sue doti. E certamente, ragguagliata ogni cosa, non si può negare che Arechi per virtù civili e militari sovrasta a tutti gli altri principi di Benevento, e che meritamente la posterità lo avrebbe potuto in-