Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/313

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eroica difesa di Roma, per la quale l’Italia mostrò all’attonita Europa — dando la più solenne mentita al Lamartine che l’avea definita la terra dei morti — di essere ancora la patria dei valorosi. E in quella occasione il celebre storico tedesco, il Weber, scrisse: «Gli italiani dopo tanti secoli d’inerzia han mostrato di sapere ancora usare le armi, e quindi spunterà ancora per essi il giorno della patria redenzione.»

Espugnata la città eterna, il Torre, escluso dal beneficio dell’amnistia, e profugo dagli stati pontificii, trasse primamente nella Grecia, ove insegnò da privato la matematica, e poscia a Malta, e in Genova, ove pubblicò le memorie storiche dell’assedio di Roma con rara imparzialità, onde la signora Mario ne fece menzione con frequenza nella sua vita di Garibaldi. Esse inoltre sono corredate di copiosi autentici documenti, scritte con purezza di lingua, con nobile patriottismo ed alti sensi civili; e mirano a rettificare i falsi ragguagli, dati dai francesi, di quell’assedio, ponendo in chiara luce la lealtà e il generoso operare dei romani e dei volontari italiani, in contrapposto del subdolo e vile dei loro nemici; e illustrando in tal guisa il più importante e travisato episodio della nostra storia contemporanea.

E in proceder di tempo, traendo profitto degli studii classici, in cui si versò la sua giovinezza, compose insieme all’esimio filologo della Noce un vocabolario latino-italiano ed italiano-latino, che è tenuto in molto pregio: e compilò anche, insieme al Tommaseo, un dizionario italiano di gran valore, che, per ragione dei tempi, rimase incompiuto, ma tuttavia la parte data a stampa fu dal Torre depositata nella nostra pubblica Biblioteca.

Nel 1859, col grado di tenente colonnello, cooperò potentemente con i fratelli Mezzacapo a costituire una divisione di romani e romagnoli, e nel decembre di quell’anno il Fanti lo propose alla direzione dell’artiglieria e genio dell’Emilia, e poi all’ufficio di Capo di Stato maggiore del dipartimento di Parma. Dopo l’annessione venne addetto al Ministero della Guerra a Torino col grado di Colonnello, e