Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/41

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CAPITOLO VIII.


Dopo la morte del principe Grimoaldo IV, che non lasciò prole, successero grandi discordie nel beneventano per Delezione del nuovo principe, e fu per poco che la contesa non fosse stata decisa colle ormi. Sulle prime parve vincitore il partito di Radelghiso, che in appresso scemò man mano di numero per le arti di Rofrit, figlio di Dauferio. E per lo contrario i fautori del partito di Sicone crebbero in modo che Radelghiso, vedendo dileguarsi ogni sua speranza, per non incorrere nell’odio e nella vendetta del suo rivale, consigliò i suoi aderenti di eleggere Sicone, benché straniero, alfine d’impedire che la patria fosse afflitta dalla guerra civile. Tutti i partiti si conformarono alla proposta di Radelghiso, e Sicone fu coronato principe di Benevento con le formole consacrate dall’uso, e il primo atto del suo governo consistette nella nomina di un tal Landolfo a Gastaldo di Capua.

Sicone nei primi tempi del suo governo pose ogni studio a guadagnarsi i cuori di tutti, e colla benignità dei modi, col largire grazie e doni ai suoi sudditi, e lusingare in varii modi i baroni della sua corte, non gli fu difficile di conseguire l’intento. E siccome Radelghiso sovrastava in potenza a tutti gli altri suoi baroni, così egli udiva assai volentieri il suo parere in ogni impresa di momento, e per qualche tempo fece mostra di tenerne gran conto; ma poscia, non si sa per quali ragioni, mutando proposito, cominciò nelle cose di governo a far capo da altri e trascurarlo, di che adirato Radelghiso, è fama che gli fuggi di bocca: «ebbi a vincere il falcone, or sarà mia cura di spegnere la volpe».

Sicone, accortosi che Radelghiso tramava congiure, scaltrito com’era nelle arti del governare, seppe con sottile accorgimento dissimulare il suo mal animo e il sospetto, e