Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/93

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si chiusero colla battaglia di Lepanto. Esercito d’italiani fu quello raccolto da Vittore III, Genovesi e Pisani in gran parte, i quali, distrutti ben centomila Saraceni, e riscattati i prigionieri cristiani, tornarono onusti di prezioso bottino, che fecero servire ad ornamento di sacri templi (Muratori, Annali d’Italia). In un concilio convocato nell’agosto dell’anno medesimo Vittore III rinnovò le censure contro l’antipapa Guiberto, colpì di anatèma Riccardo abate di Marsiglia, ed Ugo, arcivescovo di Leone, separatisi dalla chiesa romana per non voler riconoscere la sua elezione; condannò le investiture date dai laici; e ingiunse che i sacramenti della Eucaristia e della Penitenza non si ricevessero se non da prete cattolico.

Inoltre ordinò bellamente il libro dei canoni, avvalendosi in ciò dell’opera del cardinale Deodato, che era in fama di uomo dottissimo per quei tempi, e fu autore d’un commentario contro gli scismatici. Ma non andò molto che i romani, abbindolati dalle insidie dell’antipapa e di Enrico, gli si ribellarono; per cui Vittore III fu astretto a far ritorno a Montecassino, da cui nell’agosto del 1087, seguito da più vescovi e cardinali, trasse in Benevento, per quivi celebrare, come in luogo più sicuro e tranquillo, un concilio contro Guiberto. Ma mentre, convocati altri prelati delle prossime provincie, era a ciò inteso, cadde gravemente infermo, e vedendosi in fin di vita, diede opera a compiere il concilio in tre giorni, e poscia con accelerato viaggio si ritrasse al suo diletto Montecassino, ove rifermò l’elezione di Aderisio a suo successore in quella famosa Badia, di cui gli concesse l’investitura, e nel VI mese del suo laborioso pontificato si addormentò in Dio ai 16 di settembre dell’anno 1087. La chiesa beneventana celebra la memoria di questo singolare pontefice nel giorno anniversario della sua morte con rito doppio approvato dallo stesso papa Benedetto XIII.

Vittore, a testimonianza di Pietro Diacono, suo compagno e discepolo, innanzi al pontificato scrisse quattro libri di dialoghi su varii argomenti sacri ed alcuni canti a San Mauro, e nel pontificato molte lettere dirette a Filippo re dei franchi, e ad Ugone abate di Cluny. I canti sono andati