Vai al contenuto

Pagina:Istorie dello Stato di Urbino.djvu/157

Da Wikisource.
118 Dell'Historie de' Galli Senoni.

questi dal numero di detti huomini, Decem viro chiamandosi. Al tempo de gl’Imperatori, à tale stima salse, che AUgusto per luogo della residenza de gli suoi Procuratori l’elesse, di quella Corte Ministri principalissimi; havendo loro sopra le Provincie, tutta l’Imperiale Auttorità, nell’essigenza de tributi; come nella dispositione de’ beni patrimoniali; e nel determinare de’ popoli le differenze pubbliche; secondo che dalle scritte pietre, che frà le sue rovine ritrovate si sono, manifesto appare; le quali senza lesion di caratteri, entro la nuova Città intiere si serbano. Quivi Flaminio indrizzò la Via, che da Roma tirò à Rimino; e sopra il Metauro, dove il Candiano l’incontra, eresse quel sontuoso Ponte, che le due ripe del fiume nella detta Via congiunge. Quivi da i medesimi Romani fondati furono Tempij superbi, Rocche inespugnabili, e Palaggi alteri, dove per diporto loro e i più festevoli tempi dell’Anno habitavano; come (oltre le pietre, con lettere segnate) le reliquie, che nel descritto sito hoggi si vedono, piena fede ne fanno; specialmente Colonne, pile di marmo, pezzi di corniggioni, con industria mirabili, al modo Corinto lavorati; soglie, ed archi di porte magnifiche; tavole di sacri Altari dell’istessa materia; statue picciole, e grandi, anche di brnzo huomini, e Dei rappresentanti; e le medaglie d’ogni fussibile materia d’Imperatori, Dittatori, Consoli, & infinite somiglianti cose, che l’antiche Fossambronate grandezze, in augusta, e quasi incinerita materia rappresentano: come assai bene le descrisse Leandro, ed io, che con più attentione l’hò considerate, potrei formarne ben rilevato Volume, non che in ristretto, questo discorso breve: Mà inteso, che di presente altri ne scrivono, à quelli rimettendomi, nel silentio della mia penna le lascio. Per gran corso d’Anni vissero i Fossambronati felici, godendosi gli honori non solo, che nella lor Città conferivansi: mà venivano molti nella Romana Cittadinanza ascritti, e nell’elettione de i Magistrati davano i suffragi; essendo preferiti anco alli publici officij, & à i supremi honori; secondo che si legge in alcune altre memorie, le quali nella nuova Città parimente si servano; singolarmente C. Edio Vero, come dentro il sasso eretto nella publica piazza chiaramente si vede; ove del detto si leggono gli Elogij. Al tempo che sopra i Longobardi regnò Luitprando, fù questa nobil Città dalle sue genti distrutta, con alcune altre, che nella Flaminia situate ne stavano, e poco meno che ridutta in cenere. I poveri Cittadini, che da crudel conflitto avanzarono corsero per salvarsi alli vicini Monti: Mà partito dalla Contrada il nemico Essercito, discesero à rivedere il sito funeste della Città estinta; Indi facendo non men pietosa, che generosa risolutione di raccogliere da quelle ceneri gli avanzi del fuoco, in più altro, e sicuro luogo riedificaronla: Onde alla cima del Colle, (ove hoggi è la Fortezza, Cittadella chiamata) incominciarono

l'opra,