Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/367

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napoleone 345

senno bastante per conoscere l’importanza della religione nell’ordine sociale, ma troppo poca fede e morale per riconoscere e ammettere i diritti della coscienza convinta; ristabilì il culto per convenienze, ma non voleva accettare le conseguenze della fede; irritavasi qualora il cammino gli fosse abbarrato dall’indipendenza delle anime; vantavasi di non andar a confessarsi; e diceva: — Io credo a Dio, ma non alle religioni».

La rivoluzione aveva tolto a distruggere tutto il passato; Napoleone si propose di ricostruirlo, creando perfino la cosa che più popolarmente era detestata, una nobiltà feudale. La rivoluzione proclamava la fraternità universale, ed egli resuscitò le funeste guerre di conquista del Cinquecento. Se la rivoluzione erasi fatta contro il paganizzamento per cui lo Stato restringevasi in un uomo che credeasi Dio; se erasi fatta per introdurre la ragione ne’ governi, la giustizia e la libertà nella umana convivenza, egli tornò all’onnipotenza dell’uomo, che tutto usa ed abusa pel suo piacere o per la sua gloria. Del quale smisurato potere non si meraviglierà chi abbia veduto nella rivoluzione un pugno di violenti e scellerati imporre a milioni di paurosi o di meravigliati.

Da un gorgo di sangue e di tirannide, che mostrò quanto divario corra fra libertà di popolo e potere di popolo, Napoleone avea raccolto il naufrago principio della superiorità dei migliori, combattuta da tutta la rivoluzione in nome di una fantastica eguaglianza. Ristabilì i giudizj, dopo che la Convenzione aveva soppresso l’istruttoria, l’interrogatorio, i testimonj, i difensori: ebbe talvolta il coraggio di procedere poc’a poco. — Io chiusi la voragine dell’anarchia, tolsi la confusione, le macchie della rivoluzione lavai negli onorati principj: eccitai l’emulazione, compensai il merito, allargai i confini della gloria. Di che accusarmi? Delle intenzioni? ma queste mi giustificano. Del despotismo? ma il solo mio coraggio poteva affrontare un’ebra e sfrenata nazione. Oppressi la libertà? ma la licenza già ne invadeva il posto. Troppo amai la guerra? ma vi fui sempre provocato. Aspirai al dominio universale? ma feci pace tosto che i vinti nemici la vollero1. Bestemmieranno l’ambizione mia? ma fu la più nobile e virtuosa;

  1. Sulla famosa colonna di Parigi era scritto: imperatori o. m.... quam hominum nequitia pacem illi denegavit coelum benigne concedat sempiternam.