Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/388

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366 illustri italiani

radori alla loro coronazione; e col bastone del comando e sette corone in capo, simbolo delle sette virtù, brandendo la spada verso le quattro plaghe del cielo, diceva: Io giudicherò il globo della terra secondo la giustizia e i popoli secondo l’equità. In virtù di questo dominio, che pretendeva sul mondo, citò Luigi re d’Ungheria e Giovanna di Napoli, Lodovico il Bavaro imperatore e Carlo anticesare perchè producessero al suo tribunale i titoli di loro elezione, «la quale, come sta scritto, non appartiene che al popolo romano»; intimò al papa di tornar alla sua sede; dichiarò libere tutte le città d’Italia, alle quali, «volendo imitare la benignità e libertà romana1» concesse la romana cittadinanza e il diritto di eleggere gl’imperatori; agli Stati italiani, al papa, all’imperatore intimava mandassero legati a Roma onde convenire della pace e del bene di tutta Europa.

Il papa, che dapprincipio l’avea nominato rettore pontifizio, s’irritò del vederlo trascendere in poteri e pretensioni; il vicario di lui, che sin allora l’aveva secondato, protestò contro l’intimata fatta al pontefice e ai principi; l’opinione, che l’appoggiò sinchè trattavasi di benificare il popolo e di riformare, andavalo abbandonando; e gli rinfacciavano le disordinate spese, di cui dicevansi conseguenza le tasse che ogni governo nuovo è obbligato imporre.

Allora Cola pensò atterrire, e procacciarsi tesori col mandare a morte i maggiori baroni; ma le grida popolari gl’impedirono il misfatto, e lo costrinsero a restituirli in libertà. Essi, non respirando che vendetta, s’afforzarono nelle castella, raggomitolarono gli scontenti, e fecero guerra ai contorni, guastando i ricolti, vicini alla falce. Il buon letterato, il pacifico tribuno, indarno chiamatili a scusarsi in giudizio, si vide obbligato a prendere le armi; e sul luogo, ove combattendo erano periti il vecchio Colonna con un figlio ed altri signori, armò il proprio figliuolo cavaliere della vittoria.

Ma al popolo che giovavano più questi trionfi? Il tribuno trovavasi assottigliato del denaro e della rendita; i mezzi di procurarsene irritavano; onde il cardinal legato, ripresa fermezza, sentenziò Cola traditore ed eretico, e s’accordò coi baroni per affamare Roma. Colla voce e colla campana a stormo tentò Cola ravvivare l’entusiasmo

  1. Volentes benignitates et libertates antiquorum Romanoram pacifice, quantum a Deo nobis permittitur, imitari.