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Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/440

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416 illustri italiani

mecenati e sui patimenti dell’uomo di genio; e persone di senno consumarono libri per accertare la causa di quella disgrazia, e per iscoprire l’arcano di cui egli stesso mostravasi geloso allorchè scriveva: — Amico, non sai che Aristone giudicava niun vento esser più nojoso di quello che toglie altrui d’attorno la cappa? Or intendi che la prudenza ha per mantello il segreto».

In fatti, sebben tanto parlasse di sè, il Tasso lascia incertissimi sulle intime sue condizioni e sulla causa di sue ambasce; ma convince ch’egli soffriva d’allucinazioni; da sè confessasi pazzo1; cerca guarire or consultando i medici migliori e il famoso Mercuriale2, or usando rimedj taumaturgici, quali la manna di Sant’Andrea; ma perchè lo scattolino arriva aperto, egli teme sia veleno, e lo ricusa. Sopratutto si duole della svanita memoria, e la meravigliosa sua lettera a Scipione Gonzaga, del 1579, non è d’un frenetico, ma neppure d’una mente sana.

Gli sta fissa l’idea d’esser perseguitato, ma per quali accuse? In tale indagine passa in rassegna tutte quelle che mai possano essergli apposte; falli di gioventù, eresie, e la più vaga di tutte, quella di

  1. Vedasi, tra le altre, la lettera del 25 dicembre 1581 a Maurizio Cattaneo. — Una lettera è sparita, e credo se l’abbia portata il folletto.... e questo è uno di quei miracoli, che io ho veduto assai spesso nello spedale; laonde son certo che siano fatti da qualche maga; e n’ho altri molti argomenti.... Oltre quei miracoli del folletto, vi sono molti spaventi notturni.... ho veduto ombre.... ho udito strepiti spaventosi.... e fra tanti terrori e tanti dolori m’apparve in aria l’immagine della gloriosa Vergine col Figliuolo in braccio.... E benchè potesse facilmente essere una fantasia, perchè io sono frenetico, e quasi sempre perturbato da varj fantasmi e pieno di malinconia infinita, non di meno, per la grazia di Dio, posso cohibere assensum alcuna volta.... S’io non m’inganno, della frenesia furono cagione alcune confezioni ch’io mangiai tre anni sono.... Dappoi la malìa fu rinnovata un’altra volta.... La qualità del male è così maravigliosa, che potrebbe ingannare i medici più diligenti; onde io la stimo operazione di mago; e sarebbe opera di pietà cavarmi di questo luogo, dove gl’incantatori è conceduto di far tanto contro di me.... Del folletto voglio scrivere alcuna cosa ancora. Il ladroncello m’ha rubato molti scudi di moneta, nè so quanti siano, perchè non ne tengo conto come gli avari; ma forse arrivano a venti: mi mette tutti i libri sossopra, apre le casse, ruba le chiavi ch’io non me ne posso guardare».
  2. — Io mi purgo, nè voglio, nè posso disubbidire ai medici, i quali hanno ordinato che io no istudii nè scriva.... Mandatemi qualche consulto di medico che non vi costi». Ad Antonio Sersale, 1585.