Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/456

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432 illustri italiani

Lassù additano ancora la quercia dov’egli si riposava, e dove radunava i giovinetti san Filippo Neri, morto 31 giorni prima di lui.

Sentendosi finire, scriveva: — Il mondo ha pur voluto aver la vittoria di condurmi alla sepoltura mendico, quand’io pensava che quella gloria che, malgrado di chi non vuole, avrà questo secolo da’ miei scritti, non fosse per lasciarmi in alcun modo senza guiderdone. Mi son fatto condurre in questo monastero.... quasi per cominciar da questo luogo eminente, e colla conversazione di questi buoni padri, la mia conversazione in cielo».

E di cinquantun anno finì il 25 aprile 1595 come un santo.

Muori in pace, anima gemebonda, e lascia la scena al Marino, al gran ciarlatano, che alla simmetria virgiliana e petrarchesca surroghi la bizzarria mescolata di audacia e di pedantesco.

Il cardinale Cintio Aldobrandini fece rendergli solennissime esequie: vestito colla toga romana, coronato il capo d’alloro, fu tenuto esposto alcun tempo, poi recato processionalmente per Roma, accompagnato da tutta la Corte palatina e dalle famiglie dei due cardinali nipoti del papa. Fatti i funerali in Santo Spirito, fu deposto in Sant’Onofrio, presso all’altar maggiore, con lapide modesta. Il monumento che esso cardinale gli avea destinato non si eseguì. Il cardinale Bevilacqua di Ferrara ne fece poi dissotterare le ossa, e riporlo in cassa di piombo con piccolo mausoleo. Pio IX volle, col particolare peculio, ergergli un monumento più vistoso, in una cappella appositamente ornata; ove Giuseppe Fabris scolpì in bassorilievo i funerali, co’ ritratti de’ suoi amici e contemporanei; e al di sopra la statua in atto di invocar la «Musa che di caduchi allori non circonda la fronte di Elicona». In quel monumento, men degno e dello scultore e del poeta, il 25 aprile 1857, anniversario della morte del poeta, ne furono deposte le reliquie.