Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/532

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508 illustri italiani

salvar almeno qualcosa: mentre la libertà qui pure avrebbe prevenuto gl’immensi mali derivati da questa mostruosità di trasformare i preti cattolici in semplici filosofi, che continuassero a dir messa senza creder nè al vangelo, nè alla Chiesa, nè alla divinità di Cristo; conservare il culto come pascolo del popolo e salvaguardia della sua moralità; commettere cioè una grande ipocrisia, quasi fosses conservato il fondo. Così costringendo i preti a giurare d’essere fedeli alla nazione, alla legge, al re, alla costituzione decretata, la Costituente obbligò gli onesti a separarsi dalla rivoluzione, gettò la divisione nelle coscienze e negli atti, e rese necessario le migliaja di supplizj, che fanno ancora esecrata la memoria di quei tempi.

Il granduca, che era passato imperatore di Germania, trovò allora la necessità d’introdurre rigori anche nella mite Toscana, e di ristabilirvi il patibolo, che in placidi tempi aveva abolito. Da chi l’aveva inteso da un testimonio, fui assicurato che, quando Leopoldo tornò da Vienna a Firenze, il vescovo Ricci fu a fargli riverenza: — i vescovi giansenisti facevano riverenza ai principi anche austriaci per non farla al papa! e Leopoldo l’accolse a cortesia, e lo pregò di mostrargli le lettere che un tempo gli avea scritte, e di cui desiderava rinfrescarsi la memoria. Il Ricci gliele recò: ma dopo d’allora, per quante volte tornasse all’anticamera, non fu più ricevuto: anzi una volta l’imperatore si lasciò sentire rispondere al ciambellano: — Non ha capito che nol voglio ricevere?» e l’intesero i gentiluomini che stavano in anticamera.

Poco tardò il torrente a valicare le Alpi, e innondare anche la beata Toscana, sovvertendovi religione, leggi, consuetudini, pensare; il che allora, come altre volte, s’intitolava liberazione.

Il popolo (solite ingiustizie) a chi desiderava una novità attribuiva l’approvazione di tutte le novità; e per lui giansenista equivalse a giacobino. Nicola Spedalieri, nel libro che gli fu fatto scrivere sui diritti dell’uomo intitola un capitolo «Il favore accordato all’ipocrisia del giansenismo è la democrazia, come nel governo della Chiesa, così nel governo civile».

Il Ricci era propenso alle idee innovatrici; ma vedutone l’eccesso, pubblicò una lodata istruzione pastorale sopra i doveri dei sudditi, ove dice: — La debolezza in cui nasce l’uomo, e i continui bisogni che in ogni età l’accompagnano, ai quali senza l’altrui ajuto non può soddisfare, sono altrettante voci, che, sempre vive nel fondo