Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/589

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giandomenico romagnosi 565

governanti, onde tutelar sè stesso contro i loro arbitrj»; al che vede richiedersi ben altro che i gladiatori delle Camere, e quelle larve vulgari che coprono una sistemata servitù. La sua, non ricalcata sulla francese come tutte le odierne, porterebbe:

1.° Una rappresentanza del principato, dipendente dalla nazione, indipendente da qualsiasi altro corpo statuale:

2.° Una rappresentanza nazionale, eletta dai cittadini, che concorra a far le leggi, a conceder soldati e denari, e far certe nomine;

3.° Un protettorato politico, indipendente dal principe, che nè fa leggi nè giudica, ma patrocina la nazione presso la legislatura e presso l’amministrazione; veglia, insta, rattiene, acciocchè una legge sia fatta od eseguita;

4.° Un senato conservatore per tutela della costituzione e dello Stato e per l’altre eminenti funzioni di confidenza, indipendente dal principe; e che non si muove se non eccitato da altre autorità.

Al principe spetta il proporre e promulgar la legge; per decretarla vuolsi il concorso de’ rappresentanti. Il potere postulante è affidato al patrocinio politico, che non è un congegno di Governo, ma una istituzione morale. Il potere moderatore compete al senato, composto di tre Camere: de’ giudici, de’ conservatori, de’ pacieri, destinati a toglier di mezzo le collisioni. A tutti sovrasta l’opinione educata e regolata.

A questi tipi si atteggerebbero l’ordine amministrativo, il giudiziale, il militare. Sovrana è la nazione, che si riserva sempre il potere di decretare, modificare, mutar la costituzione, conoscere quanto fa il Governo, e suggerirgli i provvedimenti.

Essa è la solidità di uno de’ poteri dello Stato, mentre all’altro potere spetta l’azione, cioè l’amministrazione tutelare; e al terzo l’opposizione, cioè il moderare il principato.

Stabilito l’antagonismo fra i poteri dello Stato, la Costituzione si riduce principalmente a regolarlo.

Avvezzato a’ Governi forti, il Romagnosi proscrive la divisione de’ poteri imperativi; non vuole che al re se ne tolga o diminuisca veruno, ma unicamente si cauteli l’esercizio secondo la necessità di far convergere l’interesse dell’uomo con quello del re. Tant’era lontano dall’assioma moderno che il re regna e non governa!

Il difficile consiste nel combinare la dignità della persona regia collo sviluppo progressivo e razionale della libertà, e colla irresponsabilità