Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/630

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606 illustri italiani

E ancor meglio in quest’altro sonetto:

               Quel pietoso miracol grande, ond’io
                    Sento per grazia le due parti estreme
                    Il divino e l’uman, sì giunte insieme,
                    Ch’è Dio vero uomo, e l’uomo è vero Dio,
               Erge tant’alto il mio basso desio
                    E scalda in guisa la mia fredda speme,
                    Che ’l cor libero e franco or più non geme
                    Sotto l’incarco periglioso e rio.
               Con la piagata man dolce e soave
                    Giogo m’ha posto al collo, e lieve il peso
                    Sembrar mi face col suo lume chiaro.
               All’alme umili con secreta chiave
                    Apre il tesoro suo, del quale è avaro
                    Ad ogni cor d’altere voglie acceso.

Era ella stata a Ferrara nel 1537 al tempo della duchessa Renata1, che fu calda fautrice di Calvino, e forse per mezzo di essa legò relazione con Margherita regina di Navarra, corifea de’ Riformati in Francia, e le diresse una lettera di questo tenore:

«Le alte e religiose parole della umanissima lettera di vostra maestà mi dovriano insegnare quel sacro silenzio, che invece di lode si offerisce alle cose divine. Ma temendo che la mia riverenza non si potesse riputare ingratitudine, ardirò, non già di rispondere, ma di non tacere in tutto, e solo quasi per innalzare i contrapesi del suo celeste orologio, acciocchè, piacendole per sua bontà di risonare, a me distingua ed ordini l’ore di questa mia confusa vita, fintantochè Dio mi concederà di udire vostra maestà ragionare dell’altra con la sua voce viva, come si degna di darmene speranza. E se tanta grazia l’infinita bontà mi concederà, sarà compiuto un mio intenso desiderio, il quale è stato gran tempo questo, che, avendo noi bisogno, in questa lunga e difficil via della vita, di guida che ne mostri il cammino, con la dottrina e con le opere insieme ne inviti a superar la fatica. E parendomi che gli esempj del suo proprio sesso a ciascuno siano più proporzionati, ed il seguir l’un l’altro più lecito, mi rivoltai alle donne grandi d’Italia per imparare da

  1. Vedasi più avanti la vita di questa. In quella di Aonio Paleario discorriamo del libro del Benefizio della morie di Cristo.