Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/189

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appendice d 179

garsi il titolo che unicamente competesi alla lingua universale di una nazione1.

“Italiano adunque, e non toscano2, non della Crusca deesi intitolare il Vocabolario, a cui la saggezza del Governo comanda che l’Istituto mett-t le mani. Or questo titolo piacerà egli ai moderni Accademici della Crusca? Vorranno essi concorrere coll’Istituto a dispossessarsi dell’usurpato loro dominio? Siamo noi certi che lo spirito da cui oggi è animata quell’Accademia, sia diverso da quello de’ suoi fondatori? V’è egli a sperare che siasi fatto più discreto, più ragionevole, più conforme ai diritti di tutta la letteraria corporazione, di cui gli onorandi Accademici non sono che una porzione, e ancor la minore? E vorranno essi concedere che il tribunale della favella non siede nè sull’Arno, nè sul Po, nè sul Tevere, ma dappertutto ove son penne che la sappiano scrivere esattamente? Ecco le prime domande a cui la Minerva dell’Istituto non sa che rispondere.

“L’Accademia della Crusca, questo venerando oracolo della lingua, gode egli al presente di quell’alta riputazione che un dì gli acquistarono i Salviati, i Redi, i Lami, i Salvini? Ecco un’altra domanda a cui la buona creanza dell’Istituto non deve rispondere.

“La Sibilla di questo oracolo, dopo la recente sua restaurazione, ha ella dato prove sicure della sua perizia, del suo retto giudizio in fatto di lingua? A questa interrogazione, grazie ad Apollo, ha risposto tre anni fa la Crusca medesima, coronando come opera classica la storia del Micali toscano, di cui nessuno più parla; e rigettando, anzi vituperando pubblicamente la storia del Botta piemontese, che tutti leggono con sentimento d’ammirazione, e che, tradotta in più lingue, per universale consenso e tenuta un capolavoro.

“E per le stampe di Firenze dell’anno scorso non si è egli veduto il Viaggio per la Valacchia e la Transilvania del toscano Sestini, la cui pre-

  1. Queste ragioni speciose furono ampiamente ribattute da altri e da noi. Qui basti osservare che il dialetto di Parigi, di Londra, di Madrid, di Dresda, di Lisbona.... ha il titolo di lingua universale francese, inglese, spagnuola, tedesca, portoghese: e che latina fu la lingua dell’impero romano.
  2. “E Italiano debb’essere; e perchè sia tale importa che non sia fatto isotatamente in un angolo piuttosto che nell’altro dell’Italia. Importa che intorno al metodo per compilarlo precedano, prima, accordi tra l’Istituto di Milano e l’Accademia della Crusca di Firenze; poscia con tutte le altre Accademie che compongono la gran famiglia dell’Italiana letteratura dal pie delle Alpi sino alla punta di Lilibeo. Allora, ma allora solamente, potremo confidarci d’avere un Vocabolario ch’è affrettato dal pubblico voto, e diciamolo pure, dal pubblico bisogno. Un Vocabolario che, per ripetere le stesse parole del signor cav. Monti che si leggono nel bel principio della sua Memoria, contenga il corso della favella dentro i confini della perfezione, e comprima lo spirito della licenza, che abbandonata a tutto il suo impeto, in poco spazio di tempo la condurrebbe ad una totale dissoluzione” (Contronota d’uffizio).