Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/197

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appendice d 187

colini scriveva il 5 luglio 1818: — Solo vo’ dirvi (e ciò sia deposto nel segreto del vostro petto), che se v’ha tuttavia fra l’Accademia e l’Istituto una prova da ricondurre le cose a concordia, di tutta voglia io mi profferisco pronto a farne parola, sicchè i miei colleghi novellamente s’accostino agli accademici. Noi non vogliamo esser primi, ma la ragione e l’onore neppur consentono che seguitiamo ad essere schiavi; e, salvo il diritto di avervi pure una qualche voce in capitolo a difesa dei diritti nazionali contro i municipali, nel resto prenderemo a vostro senno la legge”.

Che se fossero vere le asserzioni di Giuseppe Montani e del suo biografo (Capolago, 1848) intorno alle persecuzioni che a Milano toccava chi sostenesse la lingua toscana, non andrebbero imputate che a qualche individuo, e nominatamente a Giuseppe Acerbi, direttore della Biblioteca Italiana, dove flagellò poi il Monti stesso, il quale gliene diede fiero ricambio.

Corsero anni e vicende assai nella pubblicazione della Proposta; della quale la parte seconda del volume terzo fu dal Monti dedicata all’Istituto con una prefazione, ove dei singoli membri di esso tesse- un elogio, con quella esuberanza ch’egli sapea mettere negli encomj siccome ne’ vituperi; e conchiude: “Questi ed altri, che, per eccellenza di bello scrivere, tengono i primi seggi.... il grave sinodo della Crusca sdegnò d’avere compagni nella riforma del Vocabolario”. Del che riferisce la colpa all’egoismo, che restringe in un dialetto la lingua nazionale. “Il che voi avendo con benevolo intendimento commessa a me, il minimo del collegio, la cura di esporre i vostri pensieri, superbo di questo onore, io mi sono, secondo le mie poche forze, studiato di colorire il vostro disegno.... Parmi di aver sufficientemente dimostrato non ragionevole l’ambizioso attentato del Vocabolario della Crusca, l’attentato vo’ dire di ridurre il comune idioma italiano alla misera condizione di lingua particolare sotto la tirannia del toscano dialetto....” E conchiude acciocchè facciasi lieto viso a quell’ultimo volume, “considerando ch’egli è il termine di un lavoro di tutta vostra ragione, perchè impostomi da voi stessi”.

Ai 17 luglio 1824 il secretario Carlini scrivevagli: — Nell’adunanza di giovedì scorso fu presentato all’Istituto nostro l’ultimo tomo della Proposta, del quale Ella si è compiaciuta trasmetterci molti esemplari. “Dopo i dovuti elogi da ciascuno tributati al benemerito autore, che da solo condusse a termine questo non meno dotto che faticoso lavoro, i riflessi dei convocati si rivolgono al non lieve dispendio che Ella ha dovuto sostenere per la pubblicazione d’un’opera, cresciuta alla mole di sei considerevoli volumi. E giudicando essi troppo tenue la somma che fin dal principio dell’opera sua era stata a lei decretata come sussidio per l’edizione, a voti unanimi hanno deciso di offerirle altre lire austriache 2000, da prendersi sulla dotazione dell’I. R. Istituto, quale attestato del pieno aggradimento con cui questo Corpo Accademico ha accolto un lavoro intrapreso per sua speciale commissione.

“Gratissimo mi è l’incarico di annunciarle una tale favorevole disposizione, e grata del pari mi è l’occasione che mi si offre di presentarle le proteste della mia più alta stima e considerazione”.