Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/85

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vincenzo monti 75


IV.

Quei che aspiravano a nuocergli affinarono di ribalderia collo straziarlo dal lato politico; e copertamente dove non si poteva, apertamente nella Repubblica Cisalpina, veniva esposto all’indignazione come autor servile, come ligio ai re e ai papi, come prezzolato. Devoto all’opinion pubblica, il Monti non resse all’incessante bersagliare di questa, e le diede soddisfazione ritirandosi, quasi direi fuggendo da Roma (marzo 1797), dove venti anni avea goduto piacevole soggiorno. Nella carrozza del Marmont, allora ajutante del Buonaparte e dappoi maresciallo sciaguratamente famoso, venne a Firenze; poi essendosi ribellate al papa le Romagne, passò a Bologna, donde a Milano. Prima della rivoluzione l’avea quivi invitato l’austriaco governatore Wilzeck a professore d’eloquenza, e ve lo traeva la venerazione verso il vecchio Parini, che leggendo la Bassvilliana aveva esclamato: — Costui minaccia sempre di cadere coi voli repentini e sublimi, e sempre sale, più alto». Ora il Monti vi arrivava tra i sibili de’ giornali, e inseguito da un velenosissimo sonetto del Berardi, ove si mordea perfino la sua condizione maritale1.

Consolatevi, o critici; otteneste il momento più doloroso nella vita del Monti; la pagina più desolante per chi scrive di lui.

Da tutta Italia erano affluiti a Milano gli uomini più attuosi e fanatici, chi per amor di libertà, chi di denaro, chi di peggio. Tra questi il napoletano Francesco Salfi, ingegno non vulgare, che avea compianto la morte di Ugo Bassville in versi di idee diametralmente opposte a quelle del Monti, facendo di quell’eccidio non una vendetta popolare, ma un’orditura de’ cardinali Zelada e Albani, del procurator fiscale Barberi e simili2; accompagnata da brutali

  1. Col tozzo in man, colla bisaccia in collo
         Traendosi i pidocchi dalla chioma
         Questo nuovo carnefice d’Apollo
         Si strascinò da Fusignano a Roma, ecc.

  2. Francesco Salfi di Cosenza (1759-1832) in patria avea pubblicato molte scritture contro i papi e la Chiesa, per secondare i re che con questa lottavano per la chinea e che lo compensarono coll’abadia di San Nicola di Maida. Oltre varie composizioni teatrali, merita menzione il suo Saggio de’ fenomeni antropologici relativi