Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/41

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gl’ipogei. 27

ragazze non possono pagare, ed il giorno in cui io abbandonai Napoli un sabato mi dissero, che erano già state avvertite che il lunedì i carabinieri le avrebbero messe sul lastrico. Ne io indico questa famiglia come più miserabile di un centinaio di altre che vidi. La indico solamente perchè quella strada ove abitano può visitarsi dalla più schifiltosa dama napoletana; e dirò soltanto, che se tale miseria, così coraggiosamente ed onestamente sopportata, esistesse in qualunque città inglese, il rettore della Chiesa anglicana, ovvero il pastore battista, anabattista o metodista, avrebbe avvertito le signore della rispettiva congregazione, affinchè provvedessero. Ma io in tutti i giri che feci a Napoli, non trovai mai nè prete nè frate in questi tugurii: al contrario li vidi a centinaia alla festa di Portici, alle corse di cavalli fuori di città, ai giardini pubblici, ovunque il dolce, far niente era anche rallegrato dal sole e dalla bellezza della natura.

Se mai queste nostre parole incitassero qualche pietosa, la quale non trovasse più la Giovanna Trotti, ed i suoi fratelli nel mentovato sotterraneo, si rivolga al fornaio di faccia, al numero 4, o ad altro dei vicini, che molto hanno a cuore cotesti derelitti. Volendo poi esplorare il quartiere di Pendino in lungo ed in largo, ricorra al delegato di Pubblica Sicurezza del quartiere, uomo intelligentissimo e di buon cuore, e si faccia dare a guida una guardia calabrese, che conosce per filo e per segno le persone e i canili, e può narrare storie strazianti, che superano le più tragiche vicende dipinte dal veridico roman-