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viaggio al centro della terra 121

una lega di distanza, si conchiuse con queste parole di speranza. Resi grazie a Dio perch’egli m’avesse condotto, in mezzo a quale tetre immensità, al solo punto forse in cui la voce de’ miei compagni potesse giungermi.

Cotale effetto d’acustica si spiegava facilmente colle sole leggi fisiche; proveniva dalla forma del corridoio e dalla conduttibilità della roccia. Si hanno molti esempii di siffatte propagazioni di suoni non percettibili negli spazi intermedi; e mi sovvenni che tale fenomeno fu osservato in molti luoghi e fra gli altri nella galleria interna del Duomo di S. Paolo a Londra e più di tutto entro le curiose caverne di Sicilia, latomie poste presso Siracusa, la più meravigliosa delle quali in siffatto gemere è conosciuta col nome d’Orecchio di Dionigi.

Mi ritornarono in mente questi ricordi e vidi chiaro come, poichè la voce di mio zio arrivava fino a me, nessun ostacolo esistesse fra di noi, e seguendo il cammino del suono io dovessi logicamente arrivare, se pure le forze non mi tradivano.

Mi alzai adunque e mi trascinai piuttosto che non camminassi, e siccome il pendio era rapido mi lasciai scivolare.

Nè andò molto che la velocità della mia discesa si accrebbe in proporzione spaventevole, tanto che minacciava di rassomigliare ad una caduta. Non avevo più la forza di arrestarmi. D’un tratto il terreno mi mancò sotto i piedi e caddi rimbalzando sulle asperità d’una galleria verticale, – un vero pozzo. Battei del capo sopra una roccia acuta e svenni.


XXIX.

Quando tornai in me, mi trovai in una semi-oscurità, steso sopra grosse coperte. Mio zio vegliava, spiando sul mio volto un indizio di vita. Al mio primo sospiro mi prese la mano ed al mio primo sguardo mandò un grido di gioia.

«Egli vive, vive! esclamò.

— Sì, risposi con voce debole.

— Fanciullo mio, disse mio zio stringendomi al seno, eccoti salvo!»