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viaggio al centro della terra 9


Un gesto violento compì il suo pensiero.

«Mettiti lì, aggiunse indicandomi il tavolino, e scrivi.»

In un momento fui pronto.

«Ora ti detterò ogni lettera del nostro alfabeto corrispondente a ciascuno di questi caratteri irlandesi. Vedremo il risultato. Ma, per S. Michele! bada bene di non sbagliare!»

Il dettato incominciò. Io ci attesi del mio meglio; ogni lettera fu detta una dopo l’altra e formò la seguente incomprensibile successione di parole:

m.rnlls esruel scecJde
sgtssmf unteief niedrke
kt,samn atrateS Saodrrn
emtnaeI nuaect rrilSa
Atvaar .nscrc ieaabs
ccdrmi eeutul frantu
dt,iac oseibo KediiI

Quando questo lavoro fu compiuto, mio zio prese vivamente il foglio sul quale io aveva scritto e l’esaminò a lungo con attenzione.

«Che vuol dir ciò?» ripeteva egli macchinalmente.

Sull’onor mio, io non avrei potuto dirglielo; d’altra parte egli non m’interrogò e continuò a parlare a sé stesso.

«Quest’è ciò che noi diciamo un criptogramma, nel quale il senso è nascosto sotto lettere scompigliate a posta e che, disposte convenientemente, formerebbero una frase intelligibile. Quand’io penso che vi ha forse la spiegazione e l’indicazione d’una gran scoperta!»

Per parte mia pensavo che non vi fosse assolutamente nulla. Ma tenni prudentemente per me solo la mia opinione.

Il professore prese allora il libro e la pergamena e li confrontò tra loro.

«Queste due scritture non sono della stessa mano, diss’egli; il criptogramma è posteriore al libro ed io ne vedo una prova irrefragabile a bella prima. Infatti, la prima lettera è una m doppia che si cercherebbe invano nel libro di Turleson poichè non fu aggiunta all’alfabeto islandese se non nel XIV secolo. Così adunque vi hanno per lo meno dugento anni fra il manoscritto e il documento.»