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20 viaggio al centro della terra

tima d’una situazione che non ci toccava menomamente. Pure doveva essere così, e ricordai d’un fatto tale da spaventarci. Infatti pochi anni prima, quando mio zio lavorava alla sua gran classificazione mineralogica, rimase quarantott’ore senza mangiare e tutta la famiglia dovette conformarsi a questa dieta scientifica; ricordavo com’io vi avessi guadagnato crampi di stomaco assai poco piacevoli per un giovinotto piuttosto vorace.

Ora mi parve che la colazione fosse per fallire come la cena della vigilia; e tuttavia risolvetti di essere eroico e di non cedere alle fitte della fame. Marta prendeva la cosa sul serio e si desolava; quanto a me l’impossibilità di lasciar la casa mi dava maggior pensiero per una ragione che si comprende.

Mio zio lavorava sempre; la sua immaginazione si smarriva nel mondo ideale delle combinazioni; viveva lontano dalla terra e veramente al di fuori dai bisogni terrestri.

Verso il mezzodì la fame mi punse sul serio. Marta innocentissimamente aveva divorato alla vigilia le provviste della credenza, in modo che non rimaneva più nulla in casa, e nondimeno tenni fermo facendomene come un puntiglio d’onore.

Suonarono le due. La cosa diveniva ridicola e intollerabile; io apriva occhi smisurati e incominciavo a dire a me stesso che esageravo l’importanza del documento, che mio zio non vi presterebbe fede, che vedrebbe in ciò una semplice mistificazione e che alla peggio, s’egli volesse tentar l’avventura, lo si tratterrebbe suo malgrado, infine che egli stesso poteva scoprire la chiave del criptogramma, e ch’io non ci avrei guadagnato altro fuorchè la mia dieta.

Queste ragioni, che alla vigilia avrei respinto con sdegno, mi parvero eccellenti; trovai perfino assurdo l’aver aspettato così lungamente e presi il partito di dir ogni cosa.

Cercavo adunque una maniera di entrare in materia che non fosse troppo brusca, quando il professore si alzò, mise il cappello e si preparò ad uscire.

«Come! lasciar la casa e chiuderci un’altra volta! Non è possibile!

«Zio!» dissi.

Ma egli non parve intendermi.

«Zio Lidenbrock! ripetei alzando la voce.

— Che c’è? rispose come uomo svegliato all’improvviso.