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42 LA RELATIVITÀ PARTICOLARE

ticolari non potrebbero essere estesi senz’altro a movimenti generali. Poiché si può pensare a priori, che le differenze possibili tra le due specie di misure siano cosí deboli, per i movimenti lenti, da sfuggire ai nostri metodi piú sensibili, mentre che esse potrebbero avere un’influenza apprezzabile per velocità superiori.

L’esperienza dunque non ci dice nulla circa la concordanza o la non concordanza delle due specie di misure. Ma è un principio ben conosciuto della tecnica delle ricerche fisiche: allorché non si ha su di un punto un’esperienza concludente, e quando non se ne può sperare una, si tenta un’ipotesi piú o meno plausibile, se ne deducono le conseguenze matematiche, poi si vede sino a qual punto esse coincidano con i fatti.

Einstein, usando di tale libertà, ha dato il seguente enunciato:

Noi ammettiamo che le due misure non concordano, che l’osservatore il quale, dal sistema in quiete vuol misurare una lunghezza del sistema in movimento, la vede accorciata nel rapporto della contrazione del Lorentz.” Con questo noi crediamo di aver posto bene in chiaro la nostra osservazione preliminare che Einstein cioè, ha trasportato nel campo matematico e filosofico la concezione puramente fisica di Lorentz della quale però ha conservato una grande parte.

Il grande vantaggio di quella concezione è che essa ristabilisce la relatività. L’accorciamento ch’essa ammette non dipende dalla quiete o dal movimento in se stessi, ma dal movimento della