in tutta l’Italia non si sia più battuta moneta d’argento, richiama l’attenzione sul fatto, che i Locri hanno già nel 480 avuto ogni ragione di encomiare Roma e la Fides romana per r indulgenza usata loro dalla parte dei Romani. Siccome quella teoria importantissima non può essere bene apprezzata in questa strenna, così mi contento ora di costatare che lo stesso Mommsen Gesch. d. roem. Muenzw. p. 326 è disposto di ammettere qualche eccezione conceduta dai Romani in favore delle cosidette città maritime greche, nel cui numero possiamo mettere anche Locri, e che egli acconsente d’aggiungere espressamente, che quella relazione indicata dall’Eckhel resti possibile. Da parte mia temerei supporre che la moneta sia molto anteriore dell’ epoca di Flaminino, anzi gli esemplari, che ho potuto studiare per la cortesia del s. Imhoof, accusano che la moneta non fa più parte del periodo dell’arte più bella. Ambedue le figure sono distinte dal nome, ma la sola Roma vien caratterizzata in modo speciale. Il concetto pare che sia in genere ricavato da una rappresentanza di Minerva assisa sul trono collo scudo adoperato pacificamente per appoggiare il braccio d. Il parazonio non è che una giunta peraltro bene ideata ma non troppo conveniente all’abito femminile. Vediamo dunque la personificazione d’una città guerriera, manca però ogni attributo sia dell’impero sia della vittoria. È vero che ella vien incoronata. Ma quale è la Πίστις che l’incorona, è quella dei Locri o quella dei Romani? L’Eckhel dice in proposito, che i Locri vogliono con questo tipo dare un pegno della fede che devono ai Romani. Lo stesso avrà creduto il Millingen Considér. p. 69 supponendo che il tipo probabilmente offre la rappresentanza d’un gruppo fatto dalla città di Locri in onore di Roma, ma mi pare giustissima quella breve parola del Mommsen, che vi si encomia la Fides romana (si vd. pure Preller l. l. p. 225). I Greci non hanno, per quanto sappiamo, mai dedicato un culto particolare alla Πίστις; nè si