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x | prefazione. |
ed altri che l’aurea età c’è in cospetto, se in alcuni è un rimpianto, in altri una speranza, non fa caso. È sempre un ideale acquistabile o racquistabile; i grandi spiriti che l'affermano col martirio dell’intelligenza, o col sagrificio della vita, sono i veri precursori della redenzione sociale.
Noi diamo qui insieme il Moro e il Campanella; il riformista un po’ fantastico, e il comunista strettamente logico. Aggiungiamo uno scherzo del Gozzi, che mostra come anche ai più scapati baleni l’idea del perfezionamento degli ordini e della vita sociale; eterno fantasma, che ricompare come il padre di Amleto, narrandovi del veleno stillatogli nell'orecchio, ma che uccidendolo non gli tolse nè la vita spirituale, nè il modo di vedere le sue vendette.
L’Utopia uscì a Lovanio nel 1516 l’anno innanzi all’insorgere di Lutero contro Roma, e un cinque anni innanzi all’apparire degli Anabattisti.
L’Utopia era una specolazione filosofica, ma le teorie sociali escon dai libri e s’approntano a battaglia. Così ai di nostri i sistemi di Fourier, di Cabet, di Blanc combatterono le giornate di Giugno. Non vogliam dire che gli Anabattisti procedessero dal Moro, ma che procedevano da quell’ordine d’idee di rinnovazione sociale, eccitate dai disordini ed abusi del tempo, e fomentate dalla rinnovazione religiosa, ordine d’idee, onde il Moro fu il precursore e l’oracolo.
Utopia, dice il Sudre, che in parte seguiamo nel nostro giudizio, pare vocabolo formato da due parole ou-topos, letteralmente non luogo; in nessuna parte. — L’isola d’Utopia significa dunque