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prefazione. | xi |
l’isola che non è in nessuna parte, il paese immaginario. I riformatori seguenti presero da questo libro il nome, ed in buon dato le idee; le censure dell’ordine sociale, le declamazioni contro la proprietà, le pitture delle miserie dei proletarj, gli encomj della vita in comune, i mezzi d’organizzazione.
Il Sudre nota che il concetto dell’Utopia si parte a quattro fini: alla censura dello stato dell’Inghilterra e della politica dei principi contemporanei; alla censura del principio della proprietà individuale; al disegno d’una società fondata sul principio della comunanza; all’esposizione di un sistema di politica esterna, applicabile all’Inghilterra indicata sotto al nome trasparente di Utopia. Diverso da Platone il Moro abolisce la proprietà, non la famiglia.
Allo schema generale s’intrecciano molte riflessioni e quasi divinazioni bellissime. Egli impugna l’abuso della pena di morte prodigata ai ladri, ed anticipando gli Enciclopedisti francesi e il Beccaria mostra l’inefficacia dell’atrocità dei supplizj. Predica la tolleranza religiosa, sfata la nobiltà del sangue e deride l’astrologia giudiciaria. Enrico VIII non s’impermalì dell’Utopia; lo mandò poi a morte per altro; ma gl’Inglesi lasciarono volentieri il campo libero al pensiero filosofico nelle riforme sociali, sapendo che il paese non se ne appropria e assimila il meglio che a poco a poco e come per un processo fisiologico; essendo più o meno sicuri dei miglioramenti ideali, a suo tempo, quando siano effettuabili. Non consentono pari libertà al pensiero filosofico, nelle cose di religione, essendochè per un