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xii | prefazione. |
instintivo timore sentono che la discussione potrebbe far crollare la Chiesa.
Dando ad Utopia il senso corrente, parrà che questo vocabolo si aggiusti meglio alla Città del Sole, che al libro del Moro. È un fatto che l’ideale trae i suoi fili e colori dall’ambiente in cui si sogna; e pertanto l’ideale politico del Campanella esce dai chiostri, e quello del Moro dalla vita inglese. La libertà britannica è il portato dei secoli, e non s’è svolta rapidamente e pienamente che da Guglielmo III ai nostri giorni; ma i germi erano grandi e fecondi anche sotto gli arbitrj di Enrico VIII, e soprattutto sussisteva l’energica e indipendente natura inglese, onde il Moro è sì possente germoglio. Pertanto egli ha un telaio quasi rettorico e un contenuto filosofico; mentre il Campanella ha un telaio filosofico e un contenuto quasi rettorico. Del cancelliere inglese molte idee son passate nella vita politica; del frate calabrese non sappiamo che sopravviva nel progresso civile, sebben molto sopravviva nel movimento della vita filosofica.
Quando Enrico VIII, ribellatosi al Papa, si pentì d’averlo difeso con un libro contro Lutero, voleva girare al Moro quel suo rimorso; ma il zelante cattolico dichiarò non avervi fatto altro che dargli ordine, disapprovando anzi l’indefinita ed assoluta superiorità che si dava al pontefice nelle cose del regno. Egli restringea questa superiorità alla religione; ma in tal punto il suo fervor naturale, lo stomaco delle libidini di Enrico, i pericoli dell’eresia, che già si mostrava, quale col lungo andar del tempo divenne, rivoluzione sociale; le picche e gli urti