Pagina:L'acqvedotto pvgliese le frane ed i terremoti.djvu/8

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lometri da Caposele alle Murge, il geologo consultato non tacque che sono ben gravi le difficoltà di stabilire in sede sicura in una regione così frastagliata ed in generale malfida il tracciato di un grande acquedotto. I terreni prevalenti in questa regione, attraverso ai quali si dovranno aprire oltre una ventina di gallerie della lunghezza complessiva di circa km. 43 (!), delle quali la maggiore di quasi tredici chil., sono quei tali terreni argillosi che «sotto tutte le loro forme, sia di scisti argillosi, sia di argille scagliose, sia di argille compatte sono di natura eminentemente instabile»; terreni esposti a gonfiarsi, a scoscendere, a deformarsi e «per tali movimenti vengono sconnesse le più solide opere di muratura e le costruzioni stradali; nel nostro paese una lunga e costosa esperienza ha oramai dimostrato i pericoli inerenti a questi terreni». Natura di suolo «non meno esiziale per le gallerie» come da tempo è noto e per la quale è molto dubbio se potranno scavarsi, senza grave pericolo degli operai, dei cunicoli di dimensioni assai limitate, a fondo cieco per centinaia e migliaia di metri, coll’aggravante della emissione sicura di gas infiammabile e velenoso. E badisi che questo pericolo del gas idrocarburo — causa di numerose vittime alla galleria del Borgallo ed in quella detta «Cristina» della linea Foggia-Napoli — in una regione dove non sarà agevole il procurare un’attiva areazione dell’avanzata dello scavo, può essere per sè stesso così grave da costringere ad abbandonare l’impresa. Badisi ancora che nello scavo di queste gallerie poco profitto farà la perforazione meccanica e l’uso delle grandi cariche di esplosivi; quindi la costruzione di quei 43 chilometri di gallerie nel tratto più pericoloso da Caposele alle Murge con tutta probabilità dovrà durare assai più tempo di quanto la Relazione prevede.

Mentre da un lato l’alta sismicità della regione consiglia di tenere il tracciato per quanto è possibile in galleria, d’altra parte si deve prevedere che alla menoma rottura del rivestimento, per poco che l’acqua si sparga, avverranno inevitabilmente delle deformazioni di massa, che porteranno la rovina in alcune tratte delle gallerie, per quanto queste siano profonde e perciò al riparo dei danni immediati dei terremoti e delle frane superficiali. Noi non dubitiamo che gli assuntori dell’opera siano per trascurare quanto avvenne nella costruzione delle gallerie di Ariano stato così bene descritto dai signori Lanino e Salmoiraghi.1 Le cause che

  1. Lanino G.Linea Foggia-Napoli: Galleria della traversata dell’Appennino [in] Gior. Genio Civile. Serie II. Vol. IV.-VI. Serie III. Vol. I. Roma 1872-75.
    Salmoiraghi Fr.Alcuni appunti geologici sull’Appennino fra Napoli e Foggia [in] Boll. R. Com. Geol. Serie II. Vol. II. Roma 1881.