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DISCEPOLI DELL’ASTRONOMIA. 123


Ma al cospetto del merito sapeva contenersi degnamente.

Non v’era in que’ tempi viaggiatore di giusta fama, il quale, toccando Palermo, non tenesse ad onore di visitare il celebre scienziato; con questi il Piazzi rivelavasi uomo ch’egli era. Pien di contegno nelle prodigategli lodi, non esitava a rispondere con chiarezza alle mossegli quistioni; mostrava spirito perspicace e profondo, ampiezza di dottrina, non soltanto in ciò che s’appartenesse alla geometria e all’astronomia, ma all’ottica, alla meccanica, alla statica, alla dinamica, alla nautica e a tutte quelle discipline che formavano come il compiuto corredo di tutti i suoi studi. Nè s’arrendeva cieco alle autorità, sebbene grandi; ma gli piaceva confrontare, esaminare, dedurre; e quindi a scegliere la sentenza migliore, o quella che tale si fosse avuta per comune consenso. I suoi colloqui, calmi, profondi, ragionati, istruivano: non intendeva imporre vanamente, sì a convincere con efficacia: porgeva con fine stabilito, facendo cioè convergere ad ammaestramento i precetti delle acquisite dottrine.

Soprattutto, ammirabile nella scuola.

Ivi, conscio che nel diffondere la scienza non basta solo il metodo ma richiedesi il modo, si teneva, piucchè maestro, amico agli allievi, sollecitando e sollevando gli animi cogli affetti, non contento alle sole teorie, ma accompagnandole con le prove. Quindi osservatore minuto d’ogni fenomeno, interprete sagace di calcoli, or semplice ora sublime, sempre paziente, non ostante